Cei pronta alle sfide su emarginazione, spopolamento e crisi economica

Le sfide da raccogliere e affrontare sono almeno tre: emarginazione, spopolamento e crisi economica. Criticità su cui il segretario della Cei monsignor Stefano Russo ha fermato l’attenzione dei vescovi presenti alla due giorni sulle “aree interne” svoltasi a Benevento il 30 e 31 agosto.

A promuovere l’iniziativa è stato l’arcivescovo della diocesi sannita monsignor Felice Accrocca. Monsignor Russo ha preso le mosse dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi per spiegare ai confratelli come “nella Chiesa sia necessario comporre i due principi, apparentemente opposti, dell’unità e della diversità”. E ha proseguito: “il corpo, pur essendo uno, è dotato di molte membra e ciascuna di esse assolve a un compito specifico e insostituibile”. Sempre sulla scia della lezione paolina, il segretario della Cei ha evidenziato come “le varie comunità con le proprie caratteristiche possono dirsi parte di una Chiesa universale, e nell’uso della metafora fisica per sviluppare il tema della relazione sempre precaria tra unità e diversità, Paolo è estremamente efficace anche se non sembra molto innovativo”.

Il discorso, però, aggiunge Russo, va al di là della metafora paolina delle membra corporis. La Chiesa infatti è chiamata a caratterizzarsi anche per “il legame di carità che deve sussistere tra i credenti, e Paolo spiega infatti che ci sono parti del corpo che sembrano più deboli e che però vanno considerate ancora più necessarie , oppure ci sono parti indecorose che sono trattate con maggiore decenza”. E se Paolo, ha proseguito Russo, sicuramente individuava diversi livelli di sensibilità delle comunità in cui andava a predicare, vedi quello tra Corinto e Filippi, ferma era la sua idea che ” il compito primario della Chiesa sia quello di prendersi cura gli uni degli altri”.

Da qui la sottolineatura sulle cosiddette “aree interne” che, ha ricordato, “non sono un minus rispetto agli altri territori ma rappresentano una ricchezza assoluta, se ben valorizzate e restituite alla loro dignità”. Certo, il contesto non è semplice eppure, rimarca ancora il segretario della Cei, “l’immagine del corpo ci sostiene nella riflessione, se togliessimo i polmoni, con che cosa respireremmo, se cavassimo gli occhi, con cosa guarderemmo le meraviglie che impreziosiscono il bel paese?”. L’attenzione alle aree interne non è da vedere, ha proseguito, “come un fenomeno estemporaneo, nè tantomeno strumentale”. E ciò perchè “spesso le nostre comunità rappresentano per queste aree, costrette a confrontarsi con dinamiche di marginalizzazione e di spopolamento, uno dei pochi punti di riferimento, talvolta l’unico, anche a livello sociale”.

Il focus su queste aree affonda quindi le sue radici “all’interno dell’esperienza ecclesiale, dall’attitudine al radicamento nei territori, dall’esigenza di coniugare sempre dimensione locale e apertura universale”. Pertanto, ha proseguito, “se da un lato le nostre comunità partecipano dei problemi e dei limiti strutturali che affliggono le aree interne, allo stesso tempo si fanno carico dello sforzo di superare il fatalismo e la rassegnazione e di declinare l’annuncio del Vangelo in modi sempre più adeguati alla concretezza delle realtà in cui sono inserite”.

Territorialità, attenzione al Vangelo, carità, sensibilità alle problematiche più vive che salgono da una comunità sono dunque tutti elementi destinati a trovare una reciproca saldatura. E tutto nella consapevolezza, ha ricordato Russo , che “nella chiesa non ci sono comunità di serie A e comunità di serie B” e che “se ciascuna è chiamata a svolgere fino in fondo la propria missione, nessuna può pretendere di fare a meno dell’altra”. Tutto in un’ottica di meccanismo di “solidarietà profonda, circolare e non unidirezionale”.

E che l’attenzione delle e alle aree interne non possa essere considerata una questione di secondo piano lo dicono le cifre: esse racchiudono infatti il sessanta per cento del territorio italiano, il 52 dei comuni e il 22 della popolazione.

La presenza della pandemia rende il loro ruolo ancor più meritevole di essere messo in luce e valorizzato: “il cambiamento in atto – ha concluso Russo – sollecitato anche dalla pandemia, può disegnare un nuovo modello di sviluppo in cui le aree interne possono diventare il polmone del paese, di certo ne guadagneremo in stili di vita più consoni alla persona umana, papa Francesco, nella Laudato sii, ci ricorda che quando siamo capaci di superare l’individualismo, si può effettivamente produrre uno stile di vita alternativo e diventa possibile un cambiamento rilevante nelle società, si tratta quindi di passare dall’io al noi , di sentirsi corpo oltrechè singole membra”. (Cri.Com.)

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